Parole

(separabilità, realtà, località [1])


Io non straripo di parole… penso,
ma anche il pensiero è fatto di parole,
di un vocabolario senza senso
che riveste le idee di vane fole,

che il silenzio zittisce della vita,
che simbolismi lessicali impone
a quella dimensione ch’è infinita,
e la imprigiona nella convenzione.

Quali colori vedere, che forme
dare agli oggetti, strappandoli al Tutto,
è, della civiltà, il retaggio abnorme,
della separazione amaro frutto.

Vittima d’illusioni è la coscienza,
vuol dare a tutto un limite e un valore,
l’imperfezione dar dell’esistenza[2]
perfino a Dio, ignaro del dolore[3].

2 aprile 2001 Lorenza Franco

 


[1] Sono i tre principi che costituiscono la visione ingenua del mondo in contrasto con l’esperienza scientifica.

[2] “Dio è talmente perfetto che non ha bisogno di esistere” da Spiegazioni filosofiche di Robert Nozick, 1981.

[3] Incapace di provare sentimenti umani, Dio si fa uomo, forse per espiare i suoi peccati verso l’umanità: le ingiuste tribolazioni inflitte a Giobbe, dalla statura morale superiore alla sua, la penosa peregrinazione quarantennale nel deserto degli Ebrei usciti dall’Egitto con strage degli adoratori del vitello d’oro, fame e sete e quaglie avvelenate, l’istigazione ad occupare la terra altrui con la violenza (uccisione di tutto ciò che poteva respirare), la morte del figlio di Aronne che aveva sbagliato l’orario della devozione, di colui che con la mano aveva impedito all’arca oscillante di cadere su un fianco, della strage dei primogeniti degli egiziani, della morte dell’incolpevole primogenito di David e Betsabea, ecc. ecc. Sul banco degli imputati a Norimberga non ho visto Dio.