Vorrei risuscitare la mia nonna, tredici figli senza mai far sesso, ché tanto i figli nascono lo stesso, da una ragazza oppure da una donna. Contro la donna anche la Natura[i], il prete non voleva le malizie, soltanto l’uomo provi le delizie, sono, i preliminari, una bruttura che macchia la coscienza di un cristiano[ii], quello verace, non manipolato dal progressismo d’un illuminato pontefice che tende la sua mano, ma pronto a ritirarla se il potere dovesse ritornare al santo clero, detentore del solo giusto e vero insegnamento delle alte sfere. Succube, dubbiosa di rifarsi in un inesistente paradiso, al prete finalmente, alzando il viso, chiese se fosse giusto ribellarsi alle voglie del nonno ubriacone, incurante di dare sofferenza a chi del sesso doveva fare senza, ma concederlo a chi era il padrone[iii]. La donna no, che non può rifiutarsi, tutto finalizzato a procreare. Il cielo penserà a ricompensare colei che rinunciò a ribellarsi. I nati da uno stupro, che premessa possono avere di felicità? Solo fra loro guerra e ostilità, ma sempre in chiesa a sentir la messa. Ma forse, nonna, in me tu sei rinata, le cose son cambiate, eppure anch’io subii le imposizioni di quel dio inventato da un clero, che amata non vuol che sia la donna peccatrice, che scelse di ottener la conoscenza, del paradiso rimanendo senza, ma non si volle ignorante e felice. Rapallo, 20 febbraio 2015 Lorenza Franco ________________________________________ [i] A un’amica sempre incinta come lei che le chiedeva se fosse giusto dover continuamente partorire per cinque minuti di piacere, mia nonna, stupita, commentò: “Quale piacere?”. [ii] La donna è peccatrice anche se moglie. Se aveva fatto l’amore col marito doveva confessarsi (anche se si era divertito soltanto lui, che non doveva confessarsi). [iii] Il prete le rispose: “Il numero dei figli è stabilito da Dio”. Eppure, quando il nonno morì, non ne nacquero più.