Lorenza Franco

Al nome mio vorrei toglier la zeta,
rimangono comunque troppe erre,
segnale amaro di antiche guerre,
perciò l'infanzia mia non fu mai lieta. 

Per un cognome conquistato a stento,
che non vuole sapere del suo nome,
sulle piccole spalle grandi some,
e della vita tutto lo scontento. 

La religione aggiunse ogni sconforto,
specchio non più di una vita serena.
Gli dei, un tempo, non avevan pena,
invece a noi toccò un dio ch'è morto. 

Però, pur se in ritardo[1], s'è dischiusa
in questa vita senza sentimenti,
a mitigare tanti patimenti,
la confortante voce d'umil Musa. 

Lorenza Franco
 



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[1] A sessant’anni!

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