A mia madre

M'hai detto: "Non lo voglio, il paradiso",
e sei uscita, stanca, dall'inferno.
Ora è tranquillo il tuo sparuto viso,

sarà il tuo sonno, finalmente, eterno.
Debole e fioca sempre più la voce,
hai superato l'ultimo tuo inverno.

Non sei vissuta all'ombra della Croce,
te lo portasti dentro il tuo dolore.
Fosti segnata da un destino atroce,

mai non vidi serene le tue ore.
E'difficile amare nella pena,
mai si disseta chi ha sete d'amore,

sempre cercando l'Ultima sua Cena,
né sa vedere chi glielo vuol dare.
D'incomprensioni la lunga catena

lasció lo strazio di ferite amare.
Senza rimpianti né parole vuote,
inutile cercare e domandare.

Lasci una figlia ed un caro nipote
in questo mondo malato e sfinito.
Escon dal rigo le migliori note,

chi più t'amò chissâ se l'hai capito?
E piange la rugiada sopra il fiore,
si perderà nel mar dell'infinito.

Si finisce di piangere e si muore.

Lorenza Franco