Senofane (prologo)

Se i cavalli potessero pensare, Dio sarebbe un cavallo.

Rise la zanzara di questa strana idea, mentre succhiava sangue dalla groppa di un cavallo. Come si fa a non sapere che solo lei Dio aveva a creato a propria immagine e somiglianza, consegnandole questo pianeta pieno di mammiferi, serbatoi inesauribili di sangue dolce e fresco, necessario per far maturare le sue uova? Vissero felici le zanzare all’inizio, ma volendo sapere troppo, furono punite e scacciate dal paradiso, e dovettero affrontare uccellacci che le divoravano, inviati da Dio a punire i loro peccati. 

Ci fu poi una moria di mammiferi, che solo dolorosi sacrifici di uova riuscirono a far cessare, unico mezzo per poter placare l’ira di Dio. 

Ma le zanzare dalla dura cervice continuarono a peccare, e allora vennero malattie e stormi di uccelli affamati a punirle. Da allora attendono chi verrà a redimerle dal peccato originale e le riconcilierà col Dio offeso, soffrendo e affrontando mille pericoli da accettare con rassegnazione, sicure di un premio finale, di un meraviglioso mondo trascendente privo di insetticidi per quelle di loro che si saranno comportate bene. Ma per le peccatrici un inferno senza sangue né acqua.

Una rana che aveva chissà come sentito questa storia assurda, si tuffò infastidita nello stagno. Come si fa a non sapere che Dio aveva creato solo la rana a sua immagine e somiglianza?      

Lorenza Franco