Verran per gli altri Estate, Autunno, Inverno,
sempre sorriderà a te Primavera.
Rubato hai agli dei il segreto eterno
che ignora il crepuscolo e la sera.
Prima quartina apocrifo 171 da “ I Sonetti di W. Shakespeare, tradotti e interpretati da Lorenza Franco”, Ed. La Vita Felice, 2000
.
Succhiando un giorno sangue da un equino,
una zanzara lo udì mormorare:
“Grazie, mio Dio, del dono tuo divino,
ché solo noi cavalli Tu creare
volesti a immagine e somiglianza
di Te che abiti lassù nel cielo,
stringendo un patto con noi d’alleanza,
nitrendoci un santissimo Vangelo,
per noi creando prati ed erba e frutti,
animali a tenerci compagnia,
persino gli uomini pur se son brutti
e troppo inclini alla soverchieria,
strumento di castigo che Tu invii
quando i cavalli sono peccatori
ed ai comandamenti son restii,
che di salvezza son mallevadori.
Soltanto noi di anima e ragione
dotasti, e di virtù spirituali,
da esercitar con la sottomissione
che sulla terra ci fa tutti uguali
(pur se asini e muli son diversi,
anch’essi son puledri del Signore,
non devono su loro rivalersi,
sapendosi di razza superiore,
i purosangue nobili destrieri:
ognuno si rassegni alla sua sorte,
la frusta accettino dei carrettieri,
ché un premio certo avran dopo la morte)”.
Si stupì la zanzara: “Ma che idea!
Possibile non sappiano i cavalli
che sol con le zanzare Dio si allea,
e le punisce se commetton falli?
Che di mammiferi colmò il pianeta,
di sangue fresco ricchi serbatoi,
delle zanzare necessaria dieta,
piaghe però inviandoci, ahinoi!,
se trasgrediamo i comandamenti,
prosciugando gli stagni, una moria
provocando di uomini ed armenti,
di sangue fresco grave carestia?
Ma se li rispettiamo, un paradiso
ricco di acque e senza insetticidi
ci attende contemplando quel Suo viso,
e lascia pur che il cavallo ci invidii”.
Si tuffò nello stagno, infastidita
da queste assurdità una verde rana,
sdegnando di abbassarsi a una smentita
che il dio Batrace riterrebbe vana.
Lorenza Franco