Verran per gli altri Estate, Autunno, Inverno,
sempre sorriderà a te Primavera.
Rubato hai agli dei il segreto eterno
che ignora il crepuscolo e la sera.
Prima quartina apocrifo 171 da “ I Sonetti di W. Shakespeare, tradotti e interpretati da Lorenza Franco”, Ed. La Vita Felice, 2000
.
Unificando ciò che è diviso,
guardando oltre le superstizioni,
ride la lacrima che irriga il viso,
il riso piange e cadon le illusioni
di una realtà che non esiste,
frutto distorto della nostra mente,
che a credere nei sensi ancora insiste,
per esistere inconsapevolmente.
L’inconscio superando collettivo
s’incontra Dio, o inconscio universale,
l’unica fonte che ti rende vivo,
dal sonno ti ridesta esistenziale.
Oltre ogni essere ed ogni conoscenza,
abbandonando i sensi e l’intelletto,
ti unirai alla divina essenza
che soggetto non è, e non è oggetto.
Oltre il pensiero, né buio né luce,
ma l’insieme di entrambi, quello è Dio,
a cui non è il pensiero che conduce,
che è la contrapposizione all’ “io”.
Cade con l’ego ogni sua creazione,
possono buio e luce esser pensati.
Della mente qualunque proiezione
debbono abbandonar gli illuminati.
Con l’ “io” dovrà perciò anche Dio sparire,
il Tutto diverrà un grande Nulla.
Supera l’arrendersi il capire,
nell’agnosia[1] si nasce e ci si annulla.
luglio 2000 Lorenza Franco
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[1] E’ la rinuncia a tutte le false informazioni
che ci vengono dai sensi.