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Verran per gli altri Estate, Autunno, Inverno, 
sempre sorriderà a te Primavera.
Rubato hai agli dei il segreto eterno
che ignora il crepuscolo e la sera.

Prima quartina apocrifo 171 da “ I Sonetti di W. Shakespeare,  tradotti e interpretati da Lorenza Franco”, Ed. La Vita Felice, 2000

.

 

 

di Vini di Versi

Se il buon Dio

Se il buon Dio”, mi ha detto una credente,
ha creato le piante, ciò vuol dire,
che l’uomo ben ne può usufruire”,
e delle piante non gli importa niente.
 
Ma la superbia è un peccato mortale,
già condannato dal dio delle piante
che le creò, ed ama tutt’ e quante,
proteggendole sempre da ogni male.
 
La pensano altrimenti gli altri dei,
ognuno vuole la supremazia
e aperta solo a sé ogni altra via.
Che importa se ci sei o non ci sei?
 
Ogni specie vivente vuole un dio
a propria immagine e somiglianza,
e deplora delle altre l’arroganza,
ciò che tu credi tuo, invece è mio.
 
Insetti, mammiferi, pesci e uccelli,
intenti a sopravvivere e figliare
senza farsi dagli altri sopraffare,
impegnandosi in gare ed in duelli.
 
Ma una specie ha sconvolto la natura,
si crede superiore e onnipotente,
spazio non lascia agli altri, è prepotente,
sconvolge, sopraffà e fa paura.
 
Premi e castighi anche su se stessa
s’inventa una morale a proprio uso,
ragiona in modo rigido ed ottuso,
fa sacrifici umani con la messa.
 
Forse indignato il dio degli animali,
 con il dio delle piante si confronta.
A che mai serve una divina impronta,
se non si può volare senza ali?
 
25 settembre 2018, Lorenza Franco