Ingegneria genetica e superuomo

Introduzione

L’uomo transgenico avrà la vista dell’aquila e quella notturna del gatto, l’olfatto del cane[1], la resistenza in apnea del delfino, il sonar del pipistrello, la velocità della gazzella, la salute del pesce, la forza dell’elefante, sopporterà le basse temperature come l’orso polare, sarà coraggioso come il cavallo, trillerà come l’usignuolo, e che altro? 

Forse diventerà verde come le foglie e potrà nutrirsi direttamente di luce e di ossigeno. Potrà volare come gli uccelli? Accendersi come una lucciola? Ruminare come un cammello? Profumare come una rosa? Essere impenetrabile alle offese come una tartaruga? Velenoso come un serpente? Riuscirà a vedere gli infrarossi e gli ultravioletti, guardare fisso il sole, ringiovanire come il verme quando è costretto a digiunare? Non morire mai[2]? Mandare scariche elettriche come la torpedine? Tutto quello che la fantascienza ha finora immaginato sarà soltanto una sciocchezza. Potrà l’embrione svilupparsi in un utero artificiale extracorporeo, evitando alla donna gravidanza e parto?

Chi vorrà avere un figli o dalla carnagione candida come quella di un giglio, ma anche verde gialla o blu a piacimento, potrà provvedere. Perché non procurasi anche quattro mani, o mani di dieci o venti dita per poter suonare il pianoforte o più strumenti contemporaneamente? Zoccoli invece che piedi? 

Flash Gordon incontrerà esseri ancor più complicati dei soliti uomini leone, uomini tigre, uomini aquila ecc., parto di una fantasia elementare.

Lorenza Franco

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[1] un milione di volte superiore a quello dell’uomo.

[2] E’ stato individuato il gene che determina l’invecchiamento.

Ingegneria genetica e superuomo
Gli uomini non avran più malattie,
ma certo non sarà questo soltanto
il tornaconto inver, se le utopie
rinunceranno al loro arcano incanto.
L’uomo transgenico potrà rubare
all’aquila la vista, al delfino
quel sesto senso che ancor spiegare
non seppe l’uomo attento al suo destino.
Veloce diverrà come gazzella,
che sfugge al pur veloce predatore,
privo di ragionevole favella,
che all’uomo cederà il suo vigore.
Con il sonar rubato al pipistrello,
la notte accenderà di gran splendore
evitando un subdolo tranello,
chi alla lucciola rubò il lucore.
E canterà con voce di usignuolo,
potendo anche ruggir come il leone,
come Ima Sumac coprendo ogni ruolo.
Sulla scena non più competizione
tra basso e baritono e tenore,
tra contralto, tra mezzo e non, soprano,
dirimerà d’orchestra il direttore,
con la bacchetta minacciosa in mano.
Verdi capelli freschi come foglie,
d’ombra proteggeranno la sua fronte,
(l’uomo-insalata dovrà poi le voglie
vegetariane di chi altre impronte
ricavar volle dal veloce cervo,
vanificar, guardarsi dal cavallo
che l’audacia cedette a chi un protervo
nemico volle castigar d’un fallo).
Direttamente dall’aria e dal sole
potrà nutrirsi chi di clorofilla
riempito si sarà, che, come suole,
zuccheri sintetizza stilla a stilla
Quanti colori si potran vedere,
ultravioletti oppure infrarossi,
la vista degli insetti il suo potere
se vorrà cedere ai nuovi promossi?
Potremo avere la vista del gatto
notturna, e profumar come una rosa,
bianca la pelle come giglio intatto,
ma ancor la fantasia ben poco osa,
se Gordon solo ancor dovrà affrontare
uomini-uccello, o -leone, o -serpente,
banale frutto di un’elementare
non abbastanza fantasiosa mente.
Attenti a chi vorrà schizzar veleno,
manipolando geni viperini.
Ringiovanir potrà chi mangia meno,
come già fanno certi vermettini.
E corna proprie sfoggerà il vichingo,
non depredandone teste animali
(a cercar altri sensi non mi spingo,
dovuti a circostanze coniugali).
Di quante dita nascerà un pianista,
che vuol sempre più tasti dominare?
Per trionfar il corridore in pista,
quanto le gambe si farà allungare?
Per risparmiare gravidanza e parto,
extrauterine solo gestazioni,
in un ginecologico reparto,
genetiche dettando condizioni.
E’ stato ora scoperto, udite udite!,
che a presiedere all’invecchiamento
è un gene villanzone. Agguerrite
parton genetiche schiere al cimento.
Eppure la natura provveduto
credeva d’aver già a tutto quanto.
Ma c’è chi crede d’essersi evoluto,
di creatore arrogandosi il vanto.
11 dicembre 1999     Lorenza Franco